Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
177 |
legata l’anima come nave alla riva, la lascia libera. Se la bile è meno copiosa, e il corpo resiste al discioglimento, vinta allora ella o è discacciata fuori per tutto il corpo, o, ricacciata per le vene nella cavità di già o quella di su, come uno messo al bando da sediziosa città, fuggendo fa profluvi di ventre, mal de’ pondi e tutti gli altri morbi somiglianti.
Il corpo, se inferma principalmente per soperchio di fuoco, dà ardori e febbri continue; se per soperchio di aria, febbri quotidiane; e terzane, se per soperchio di acqua, per essere ella più pigra dell’aria e del fuoco; il soperchio della terra, per essere ella in quarto grado più pigra degli altri tre (corpi elementari), purgandosi in quadrupli giri di tempo, fa quartane e febbri, delle quali persone s’affranca a pena.
Così avviene che nascano i morbi del corpo: quelli dell’anima si generano dalla disposizione del corpo, nel modo seguente. Ei s’ha a concedere che l’amenza è morbo dell’anima, e che c’è due generi d’amenza, l’una è l’insania, l’altra l’ignoranza: or qualunque affezione dell’una o dell’altra che provi persona, si deve dire un morbo. E si dee affermare che i piaceri e i dolori smodati sono i maggiori morbi dell’anima; perciocché un uomo oltre modo lieto o vero dolente, da poi che intempestivamente si raffretta a giugnere la tal cosa e a campare là tal’altra, non può egli vedere nè udir bene cosa che sia, infuria, e del lume della ragione poco s’imbianca. Di fatto, (quanto a’ piaceri) quegli nella cui midolla il se-