Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/179


175

l’aria al corpo, quando, otturato dalle correnti degli amori, non porge netti i passaggi, l’aria, stante che in alcuni luoghi non va, in altri entra copiosa soprammodo, fa che illaidiscano le parti che non hanno respiro; e, d’altro lato, (dov’è copiosa) ella entra violentemente nelle vene, e le contorce, e scioglie il corpo, insino attanto che rimane interchiusa nel mezzo del corpo, rattenuta dal diaframma: e da questo nascono innumerabili e dolorosi morbi con molto sudore. Sovente nel corpo, poichè si sdensa carne, nasce aria, che, non potendo uscire, arreca le medesime doglie che l’aria che penetri di fuori; acerbissime, allorchè dispandendosi attorno de’ nervi e delle venicelle vieine, ed enfiando i tendini e i connessi nervi, gli stende all’indietro: i quali morbi dalla stessa affezione del distendimento, pigliano nome di tetani e opistotoni. E la medicina loro è anco qualcosa di cattivo; perciocchè le febbri massimamente, venendo, sciolgono cotai morbi. La pituita bianca, se l’aria delle bolle è interchiusa, è molesta; ma, se ha respiro fuori pel corpo, è più benigna; non ostante essa macola il corpo d’alba vitiligine, e genera gli altri morbi cognati a questi. Se ella, mista a bile nera, si dispande nelle divinissime revoluzioni del capo, e le turba, poniamo che venga nel sonno, è più mite; ma se ci assale in veglia, è più malagevole che si parta: questo morbo, conciossiachè s’avventi a una sacra natura, si dice a bonissima ragione sacro. La pituita acida e salsa, è fonte di tutti i morbi detti catarrali, e piglia, secondo i vari