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e la medesima rendendo sempre, per lo stesso suo fare e patire, agitata di qua e di là in cerchio (cioè costretta, dopo compita una circolazione, a ricominciarla sembra, tornando addietro), opera l’ispirazione e l’espirazione.

Ancora si devono cercare nel medesimo modo (cioè mediante il principio che spiega la respirazione, il qual è, che non c’è vacuo, e che i corpi tratti ai luoghi de’ cognati si cacciano con moto circulare) le cagioni delle passioni che fanno le ventose mediche, e le cagioni dell’inghiottire, e quelle del movimento de’ corpi scagliati, sia che si traggano su in cielo, sia che si muovano giù in terra; ed anche così si devono cercare le cagioni di tutt’ i suoni veloci o lenti, che appajono acuti e gravi, i quali quando si muovono disarmoniosamente e quando in consonanza, secondochè suscitano in noi movimenti simili ovvero dissimili. Che, di fatto, quando i movimenti più veloci, cominciati prima,’sono già per quietare, e sono fatti simili ai suoni lenti, se allora i suoni lenti s’aggiungono ad essi, ei li avvivano e li occupano; e, occupandoli, poiché non li turbano per la intromissione d’un movimento diverso, ma, per contrario, poiché essi aggiungono il cominciamento d’un moto più tardo a una somigliante fine d’un moto più veloce e che già muore, essi contemperano una passione sola d’acuto e grave, d’onde pigliano sollazzo gli stolti, e letizia i savi, che intravvedono la imitazione dell’armonia divina ne’ movimenti mortali. E anco nel detto modo si spiega lo scorrere delle acque, e