Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/165


161

facendo le veci della carne sarebbero pel cervello un copertoio leggiero deputato a custodirlo, e che gli farebbero ombra la state e riparo il verno, senza che fossero d’intoppo all’ acume del senso. Di cotesto intrecciamento di nervo, pelle e osso, che si scorge nelle dita, una parte, ch’ era pure mista di queste tre cose, disseccata, di tutte divenne una comune sostanza, cioè una pelle dura; la qnale nacque di queste cagioni seconde, ma in verità fa fatta dalla ragione, ch’ è cagione suprema, a contemplazione di ciò che aveva da venire appresso. Che i nostri fabbri sapevano che un tempo dagli nomini s’avevano a generare le femmine e gli altri animali, e conoscevano che a molti animali erano d’uopo le unghie per molti usi, per tanto negli nomini, appena nati, abbozzarono le unghie. Eccovi per qual ragione e per quale disegno gl’ Iddii lasciarono crescere pelle, capegli e unghie sugli estremi delle membra.

Poiché furono sposate insieme tutte le parti e le membra del mortale vivente, essendo per Ini necessità d’avere a vivere nel fuoco e nell’aria, gl’Iddii, per non farlo perire sciolto e succiato da questi elementi, nella mente loro gli trovarono una ripresa.

Piantano una natura cognata alla natura umana, temperandola d’altre forme e d’altri sensi, da essere com’un altro animale: io voglio dire gli alberi, le piante, i semi, che or fatti gentili e dolci per l’agricoltura, si sono addomestichiti con noi, che da prima non ci avea che sole spezie salvatiche, le quali son più vecchie delle domestiche. Certo, tutto quel che