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il ruscello della parola ch’ è il più bello e il più buono di tutti i ruscelli. Il capo nè si convenia lasciare un osso ignudo a cagione del trasmodare delle stagioni ora in caldo ora in freddo, nè tanto ingombro da diventare stupido e disensato pel volume delle carni. Pertanto la carne del corpo si seccò fior fiore, e fe’ una scorza, che noi addimandiamo pelle, che si separò da essa (cioè divenne cosa distinta), e, per l’umore del cerebro costrignendosi e ripullulando, rivesti il capo tutto attorno in giro; e il medesimo umore gemendo di giù per le cuciture dell’osso la irrigò, e la richiuse in sul cucuzzolo del capo, come in un nodo. Le cuciture, che hanno forme si varie, nacquero per la forza dei giri dell’anima, e per quella del nutrimento, più molte quando codeste due forze tenzonano più fra loro, quando meno, più poche. E col fuoco Dio punsecchia in giro tutta questa pelle, e l’umor surge su pei foruzzi, e quanto c’è d’umore e calore sincero va via; ma la parte mista, fatta dalle stesse sostanze che la pelle, in forza della sua stessa agitazione tratta su, si stende in fuori, lunga, sottile quanto il foruzzo; e poi per la sua lentezza ripinta dall’ aria circostante di fuori nuovamente dentro, e costretta sotto la pelle, vi mette radice. E per l’effetto di queste cagioni vennero su i capelli, che, simili a corregiuoli, sono per natura cognati alla pelle, ma più duri e più fitti per la pressura del raffreddamento,, per la quale ciascun capello, dilungandosi dalla pelle, si raffredda e si densa. Usando questi modi ora mentovati il nostro fattore ci fece il capo irsuto, poiché pensò che i capelli