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terrestri, se sono aspre, sembrano amare, se manco aspre, sembrano austere. E fra codeste parti terrestri e sciolte quelle che tergono la lingua di tutto ciò che l’appanni, se esse lo fanno senza modo e la disfiorano e ne mangiano un po’, come per maniera d’esempio il nitro, si dicono in generale amare: quelle che son men brusche del nitro, che tergono modestamente, ci paiono salse senza la ruvidezza dell’amarore, e ci paion più amiche. Quelle, ch’essendo scaldate ed ammollite dalla bocca, ardono, e che poi incendono alla loro volta la bocca che scaldolle, e, levandosi su per la leggerezza infino ai sensi del capo, tagliano checchè s’intoppano, per queste loro potenze son chiamate acri. Talvolta le dette sostanze essendo state pria assottigliate dalla putredine finiscono entro le vene strette, e, avendo proporziona alle parti di terra e aria che sono li dentro, per lo proprio movimento le fanno rimescolare; e, tutte ineschiate, si riggirano e iscorrono le une attorno le altre, e le une entrano nell’altre e le gonfiano, e quelle al medesimo tempo si distendono da fiori attorno a queste ch’entrano. Allor dell’umore disteso attorno all’aria, ch’è talfiata terroso, talfiata puro, si formano liquidi e rotondi vaselli di concava acqua con entro aria; e quelli di umor limpido son diafani, e si dicono ampolline: quelli d’umore terroso agitato e gonfiato, s’addomandano fervori e bagliori, e la cagione che li. genera s’addomanda acido. L’impressione contraria a tutte queste deriva da cagion contraria: