nera in noi per la dottrina, l’altra per la persuasione; e l’una è sempre accompagnata da verace ragione, F altra è senza ragione; e l’una non è mutabile per virtù di persuasione, l’altra sì, è mutabile per virtù ad una persuasione novella; e dell’opinione si deve affermare che partecipa ogni uomo, ma della mente gl’Iddii e degli uomini un picciolo drappello. Stando cosi, bisogna consentire primieramente che c’è una spezie che resta sempre nello stesso modo, ingenerata, imperitura, che nè dentro sè riceve altra cosa altrove, nè ella va in altra cosa, non visibile nè altrimenti sensibile, e l’intelligenza sola fu privilegiata di contemplarla. E bisogna anche consentire che c’è una seconda spezie, la quale ha nome comune con la spezie mentovata e le è simile, Sensibile, generata, cip è agitata sempre, che nasce in un luogo e di là tosto vanisce, comprensibile per mezzo l’opinione accompagnata dal senso. E da ultimo bisogna esser pure d’accordo che un terzo genere è sempre lo spazi:, securo dal perire, che dà sede a tutto ciò che ha generazione, percepibile senza il senso mediante una certa ragione bastarda, a mala pena credibile; al quale guardando, sogniamo, ed affermiamo ch’è necessario che ogni ente sia in qualche luogo ed occupi qualche spazio, e che ciò che non è in terra nè in parte del cielo, è nulla. Codesto sognare fa sì, che, svegliati, siamo impotenti a distinguere i detti pensieri e gli altri loro fratelli dai pensieri sn la natura insonne ch’è ente verace, e siamo impotenti a dire il vero, ch’è quèsto: Il simulacro, stantechè quello per cui fu generato (l’idea) non appartiene ad esso,