Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/119


115

con verità della generazione di esso, ci dee mischiare eziandio cotesta spezie di causa errante come porta la natura sua. Adunque rifacciamo novellamente la via, e ripigliando il soggetto in altra maniera più convenevole cominiciamo pure in questo discorso dal principio come s’è fatto nell’altro. Si dee considerare quali fossero, prima della generazione del cielo, la natura e le condizioni del fuoco, dell’acqua, dell’aria e della terra, che nessuno ha fin oggi data novella della loro generazione; ma come se si conoscesse ciò ch’è il fuoco, l’acqua e via via, li chiamiamo principii e li poniamo per elementi dell’universo, laddove (non pure non sono da paragonare ad elementi ovvero lettere, ma) basta aver fior d’intelletto per veder che nemmeno sono da paragonare a sillabe (in vero il fuoco, l’acqua, l’aria, la terra sono essi stessi parole intiere, fatte di sillabe e lettere). Quant’a noi, faremo così, non ragioneremo del (vero) principio o dei principii, si pensi come si voglia, non per altro che per esser difficile, t stando a questa maniera di trattazione (non propriamente specolativa, e che sta contenta al verosimile) il dire il nostro avviso. Nè pensate in cuore vostro ch’io debba ragionar vene, ch’io stesso non mi capaciterei ch’io farei bene gittandomi a cotanta impresa. In vece serbando quel che vi promisi nel cominciare, la verosimiglianza, e studiandomi di dire ragioni non meno ma più verosimili di quelle di qualunque altro, mi farò a discorrervi del nostro soggetto per intiero e parte per parte risalendo insino al principio. E anche questa volta priego