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siderio di gloria: del remanente, sì come io ho detto, tu non hai ritratto male il libro. E Socrate ripigliò: Ti credo, ma dimmi, non estimi tu che e’ ci sia di per sè una certa spezie di simiglianza, e una certa altra spezie contraria, cioè di dissimiglianza; e che partecipiamo di esse due io, tu, e l’altre cose le quali addomandiamo molti? e che le cose participanti della simiglianza, divengano simili nella maniera e quantità che ne partecipano; e quelle participanti della dissimiglianza, divengano dissimili; e quelle participanti di tutt’e due, divengano simili e insieme dissimili? Or, che le cose intantochè partecipano di tutt’e due le spezie contrarie, siano simili e dissimili, che meraviglia? Laddove uomo mostrasse che gli stessi simili sono dissimili, e gli stessi dissimili sono simili, sarebbe, credo io, un portento. Imperciocchè, s’ei mi prova che le cose participanti delle due spezie mentovate, sono simili e dissimili, non mi par si cosa nuova, o Zenone. E nè manco, se dimostrami che tutto è uno, conciossiachè partecipi dell’uno: e ch'è molti, conciossiachè partecipi della moltitudine. Ma, quando egli mi provi che ciò ch’è uno, cotesto medesimo sia molti: e che ciò ch’è molti, cotesto medesimo sia uno, e così di tutte le altre spezie contrarie; allora sì ch’io mi piglierei meraviglia. Chè, davvero, se mostra che gli stessi generi e spezie sostengono siffatte passioni opposte, c’è da meravigliar forte. Per lo contrario, che c’è di notabile, se persona dimostrerammi ch’io sono uno e insieme molti? dicendo, quando vogliami provar molti, com'altro è