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mosse. Siffattamente per questa ragione nacquero tutti quegli astri che viaggiano per il cielo e fanno le svolte (nei tropici), acciocchè fosse questo mondo simigliantissimo quanto poteva all’animale perfetto e intelligibile nell’imitarne la natura eterna.

E già il mondo, in ogni cosa sua fino alla generazione del tempo, era fatto a simiglianza di quello in cui si copiava; ma se ne dissimigliava solamente in questo, che non contenea ancora generati nel grembo suo tutti gli animali. Iddio fa eziandio quest’altra parte che ci mancava; e la effigia altresì alla natura dello stesso esemplare. Or, come la mente vagheggia idee, che abitano nell’animale che è veracemente; cosi, Iddio pensò pure che il mondo ne dovesse abbracciare tali e tante nel seno suo, quante e quali sono quelle. E sono quattro; una è il genere celestiale degli Dei; un’altra è alata, e viaggia per l’aria; la terza è spezie acquatica; la quarta è pedestre e terrena. Egli fe’ in massima parte di fuoco la spezie degli Dei, per essere quanto poteva splendidissima e bellissima vedere; e, assimigliandola all’universo, la fe’ beatitonda, e la pose in communione dell’intelligenza del potentissimo (cioè del cerchio del medesimo che rapisce nel moto suo l’universo tutto quanto) facendola suo seguace; e la distribuì attorno per tutto il cielo, per farlo un mondo verace, in ogni parte adorno. E avvivò in ciascuno due movimenti, l’uno rotante nello stesso spazio e nell’istesso modo, siccome quei che sempre dentro se pensano l’istesso intorno a ciò che rimane sempre lo stesso: l’altro verso avanti, siccome quei che sono donneggiati dalla