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propriamente) si muovono insieme in una doppia direzione e opposta (siccome soggetti al moto diurno e al moto obbliquo dell’ecclittica, i quali son contrarii), ne derivò che il pianeta che si discosta più tardo dal moto del medesimo, ch’è velocissimo, paresse tenergli dietro più da vicino.

Ma, per esserci una misura chiarissima della lentezza e della velocità, con cui si fanno le otto rivoluzioni le une rispetto all’altre, Iddio accese luce nel secondo de’ cerchi che inghirlanda la terra, che ora chiamiamo sole, acciocchè lumeggiasse abbondantissimamente il cielo per ogni parte, e tutti quegli animali, a cui si convenia, partecipassero del numero apprendendolo dalla revoluzione del medesimo e simile. La notte e il giorno nacquero così e per questa ragione; e sono il giro della circulazione unica e intelligentissima. Il mese si fa quando la luna, girata per lo suo cerchio, arriva il sole; e l’anno, quand’il sole ha eziandio rigirato a tondo la sua strada. Le rivoluzioni degli altri pianeti, perciocchè gli uomini non le hanno capito, eccetto pochi fra molti, non le addimandano con nomi, nè le commisurano tra di esse calcolando per via di numeri, in maniera tale che, per dirla in un motto, non sanno che sono eziandio tempo i loro errori, d’una moltitudine che stordisce, prodigiosamente varii. Nondimeno si può capire che il perfetto numero di tempo allora colma il perfetto (e grande) anno, quando tutte le otto rivoluzioni, dopo terminata insieme la propria carriera che si misura dal cerchio del medesimo, che va uniformemente, sono rivenute al principio di dove pigliarono le