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45 | Abramo Lincoln |
al popolo di Washington, affollatoglisi innanzi, pauroso per le notizie che giungevano dal campo, con sereno volto e voce ferma annunziava che i ribelli sarebbero vinti e debellati, purchè il popolo conservasse salda la fiducia nel suo buon diritto e nei suoi destini immortali quali gli erano stati tracciati dalla Provvidenza.
Era ancora lui e lui solo, che osava dire ad un corpo di reclute «voi dovete andare non a combattere, ma a vincere i ribelli; voi andate dove il dovere e la patria vi chiamano, e voi ed io, qui e sul campo, dobbiamo essere pronti a morire per la salute della Unione, pronti ora e sempre se il volere di Dio sarà tale».
C’era in lui un fondo di inesauribile fede nei destini della sua patria. E nel suo pensiero i destini di quella patria, di quella Unione, erano voluti da Dio, nè Dio poteva volere cancellarli. Egli non aveva nulla di mistico nel suo operare, era l’uomo d’azione pratico, pronto, positivo; ma in tutto il suo pensiero e nei modi di esprimerlo era un mistico e tali sono, forse, tutti i fratelli suoi grandi, uomini d’azione e di pensiero ad un tempo.
Grazie a questa sua saldissima fede i successi dei ribelli non lo spaventarono. Nessuna misura presa da loro, nessun atto da loro compiuto, nessuna vittoria da essi conseguita, gli parve, nè fu grazie a lui, abbastanza efficace per spezzare la Unione. Anzi nella resistenza ostinata, nella audacia, nella fortuna dei nemici egli trovò ragione e forza per moltiplicare la sua opera e la sua attività.