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40 | Antonio Agresti |
della legge di Monroe, sostenne la Repubblica Messicana contro la Francia e per una seconda volta declinò, cortesemente ma fermamente, la mediazione della Francia durante la guerra di secessione perchè egli aveva compreso che quella mediazione, giovando ai sudisti, danneggiava gli interessi della Unione.
Egli aveva dato sè, e tutto sè, alla Patria. La sua vita, la sua opera dimostrava che egli era nato soltanto perchè il compito che egli fornì fosse dato da lui. Quell’uno e non altro. La sposa, i figli, la famiglia, tutto passò in seconda linea dal giorno che egli chiamò intorno a sè le bandiere della Unione e le fece spiegare a difesa della Repubblica. Eppure egli amava la famiglia, teneramente l’amava, ed ebbe carissimi gli amici. Non dimenticò mai, il suo epistolario ne fa fede, gli umili che gli furono compagni nelle prime aspre lotte della vita e spesso, a taluni di questi, nelle ore tragiche per la patria, dolorose per lui, confidò il travaglio del suo cuore, le angoscie della sua anima e fece sentire ad essi la fiducia immensa che era in lui per quella eterna giustizia, che, per lui, aveva nome Provvidenza.
Eppure anche messo a dura prova dalla propria tenerezza, egli non vacillò, non dimenticò un istante l’austero dovere.
Quando dopo la terribile battaglia di Gettysburg gli fu dato l’annunzio che suo figlio maggiore, Eduardo, era morto, egli non abbandonò il suo posto di lavoro.
Continuò a ricevere e spedire telegrammi, con-