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38 | Antonio Agresti |
La patria, la salvezza della patria, e perciò della Unione, era il suo grande obbiettivo, e per questo egli seppe far tacere le antipatie, le rivalità, i rancori nella scelta degli uomini che egli chiamò a cooperare con sè alla grande opera.
Popolo era, egli che veniva dal popolo; e sentiva del popolo tutti i dolori, ed aveva del popolo tutte le generosità.
Senza badare se alcuni dei suoi cooperatori gli erano nemici personali, egli volle avere intorno a sè i migliori, e nominò Chaase alle finanze, Seward agli Esteri, Cameron prima e poi Stanton alla Guerra dimenticando che Cameron e Stanton gli erano stati rivali nelle elezioni e che Seward e Chaase si erano burlati ferocemente di lui. Ma erano patriotti e per questa loro virtù egli li volle seco.
Quando, durante l’infuriare della guerra, i fratelli in armi diventarono feroci e dimenticarono la pietà, Lincoln solo la ricordò; e non ristè mai dal rammentare e dal far riflettere al popolo, all’armata ed alla nazione, nei suoi Messaggi, che la lotta si combatteva fra i figli di una stessa madre e che i soldati della Unione dovevano, anche verso i nemici, praticare la bontà.
Frugale non dava alcuna importanza ai piaceri della tavola; era favorita da lui la frase: «bisogna mangiare per vivere e non vivere per mangiare». Modesto, si sobbarcava con piacere a tutte le noie della Presidenza, che in America sono molte, e tutti egli ascoltava e per tutti aveva una parola dolce, giusta, o buona, una parola di fratello mag-