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30 | Antonio Agresti |
Gli spiriti più nobili negli Stati Uniti erano insorti contro questo che era un flagello delle anime umane.
Scrittori, sacerdoti, uomini politici, poeti e pensatori gridavano ai cittadini americani: «Badate, l’esercizio della violenza vi deprava!» Gridavano che la schiavitù era la cancrena che lentamente rodeva l’organismo sociale, gridavano che bisognava porre termine alla schiavitù per il bene della patria, per carità cristiana, per il bene e l’interesse di popolo. E non erano ascoltati. Anzi, quando la voce loro si faceva troppo alta, le severità della legge si acuivano contro di loro.
Al momento in cui ferveva la campagna elettorale a favore di Lincoln, Garrison era chiuso in una carcere del Sud e solo la guerra doveva riuscire a dargli la libertà.
Ma un sacrificio era necessario alla grande causa.
Bisognava che la vita di un eroe fosse immolata e che il martirio santificasse, ancora una volta nei tempi, l’immortale diritto dell’uomo alla libertà.
Era necessario che un delitto ne precedesse un altro: e che uno stesso uomo si trovasse alla consumazione delle due colpe.
E l’eroe ci fu, ci fu il martire, ora, come doveva esserci più tardi.
John Brown tentò sollevare gli schiavi della Virginia. Egli fu l’eroe e il martire.
Il 2 dicembre 1859 tutte le chiese del Sud suonarono a festa le loro campane quand’egli, con