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10 | Antonio Agresti |
che distruggono male acquisiti diritti; sono vie nuove che si aprono al progresso di uno o di tutti i popoli; passi avanti, rapidi qualche volta, faticosi sempre, ma sempre egualmente gloriosi, verso una meta di eterna giustizia che non appare chiara a tutti gli uomini, ma verso la quale, inconsci, i popoli procedono infaticabilmente, dal giorno che più famiglie si unirono per la caccia, per la difesa, per la offesa; dai primordi della umanità.
È in quelle ore che l’inutile tiranno sente pesare su di sè la inesorabile mano del fato; è in quelle ore che il popolo oppressore sente che l’oppresso può, deve sollevarsi e si solleva; è in quelle ore che una forza, che sembra estranea alle forze degli uomini, padrona degli uomini e delle cose, li strazia, li torce, li tormenta; fa più duri e più ciechi, e più feroci i carnefici, suscita a centinaia i martiri, a migliaia i combattenti e per il lungo cammino, rosso di sangue, sparso di cadaveri, sospinge e trascina ad una opera di giustizia un popolo e con lui e per lui la umanità.
Come e perchè questa giustizia operi è vano, almeno qui, indagare; come esista questa forza e di qual natura sia essa, è ancor vano cercare; riassumendo i fatti, a lunga distanza di tempo, se ne vede l’operato, se ne scorgono i decreti attuati e questo deve essere tanto che basti per gli uomini.
È nelle ore in cui opera questa suprema giustizia, che sorgono d’in mezzo alle folle gli uomini provvidenziali, gli uomini fatali; quelli che