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46 i - d’amore e desiderio

fruizione di tal unione divina, che è verissimo amore. E ancora non affirmaria che si senta dilettazione in quello atto beato, escetto in tempo che s’acquistò: perché allora si ha dilettazione, per acquistare la cosa desiderata che mancava. Ché la maggior parte de le dilettazioni sono per remedio del mancamento e per l’acquisto de la cosa desiderata; ma, fruendo l’atto de la felice unione, non resta impressione alcuna di difetto, anzi una intera satisfazione d’unitá, la quale è sopra ogni dilettazione, allegrezza e gaudio. E in conclusione ti dico che la felicitá non consiste in quello atto conoscitivo di Dio il quale conduce l’amore, né consiste ne l’amore che a tal cognizione succede; ma sol consiste ne l’atto coppulativo de l’intima e unita cognizione divina, che è la somma perfezione de l’intelletto creato. E quello è l’ultimo atto e beato fine, nel quale piú presto si truova divino che umano. E per questo la sacra scrittura, — di poi che ci ammonisce che debbiamo conoscere la perfetta e pura unitá di Dio, e, di poi, che dobbiamo amarlo piú che l’utile della cupiditá e piú che il delettabile de l’appetito e piú che ogni altro onesto de l’anima e volontá razionale,— dice, per ultimo fine: Pertanto con esso Dio vi coppulate; e in un’altra parte, promettendo l’ultima felicitá, solamente dice: Et con esso Dio vi coppularete; senza promettere nissuna altra cosa, come vita, eterna gloria, somma dilettazione, allegrezza e luce infinita, e altre simili; perché questa coppulazione è la piú propria e precisa parola che significhi la beatitudine; la qual contiene tutto il bene e perfezione de l’anima intellettiva, come quella che è sua vera felicitá. È ben vero che in questa vita non è cosí facile avere tal beatitudine; e quando ben si potesse avere, non è cosí facile continuare in quella sempre. E questo è che, mentre viviamo, il nostro intelletto ha qualche sorte di vincolo con la materia di questo nostro fragil corpo. E per questa causa qualcuno, che è venuto a tal coppulazione in questa vita, non continuava sempre in quella per la colligazione corporea: anzi, dipoi de la coppulazione divina, tornava a riconoscere le cose corporee come prima; escetto che, ne la fine de la vita stando, l’anima coppu-