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limiti della cognizione intellettuale 39

vimento non fusse prima nel sentimento, non saria conosciuto. Doppo questa cognizione ne viene un’altra piú perfetta de le cose spirituali: che si fa intendendo il nostro intelletto la scienzia intellettuale in se medesima, truovandosi in atto per la identitá de la natura e unione sensuale che ha con le cose spirituali.

Sofia. Intendo questo. Non lassiamo il filo. Tu dici che la beatitudine non può consister nel conoscimento di tutte le cose, perché è impossibile. Vorria sapere come alcuni uomini savi abbino dato luogo a tale impossibilitá, non possendo consistere in quella la felicitá umana.

Filone. Quei tali non intendono consistere la beatitudine ne la cognizione di tutte le cose particulari, distribuitamente; ma chiamano sapere tutte le cose il sapere di tutte le scienzie, che trattano di tutte le cose in un certo ordine e universalitá; che, dando notizia de la ragione di tutte le cose e di tutte le sorte de l’essere suo, dánno universal conoscimento di tutte, se bene alcune particularmente non si truovano nel sentimento.

Sofia. E questo conoscimento di tutte le cose è possibile che l’abbi un uomo?

Filone. La possibilitá di questo è molto lontana. Onde il Filosofo dice che tutte le scienzie, da una parte, sono facili da truovarsi e, da l’altra, difficili: son facili in tutti gli uomini e difficili in uno solo. E se pure si truovassero, la felicitá non può consistere in conoscimento di molte e diverse cose insieme: perché, come il Filosofo dice, la felicitá non consiste in abito di cognizione, ma ne l’atto di quello: ché il sapiente quando dorme non è felice, ma quando fruisce e gode de l’intelligenzia è felice. Adunque, se cosí è, in uno solo atto d’intendere di necessitá consiste la beatitudine: perché, se ben si possono tenere insieme molti abiti di scienzia, non però si può attualmente intendere piú che una cosa sola: di modo che la felicitá non in tutte né in molte e diverse cose conosciute può consistere, ma solamente in cognizione d’una cosa sola bisogna consista. È ben vero che, per venire a la beatitudine, bisogna prima grande perfezione in tutte le scienzie: cosí ne