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infinitá della bellezza divina 267

corporei, perché la medesima lingua e prolazione nostra è in sé corporea. Ancora dire «perfetto» è vocabulo incompetente a la divinitá, perché vuol dire interamente fatto e ne la divinitá non è fazione alcuna: ma vogliam dire per perfetto che è privato a ogni difetto e che contiene ogni perfezione, e vogliamo dire per infinito che la perfezione sapienzia e bellezza del creatore Iddio è improporzionabile e incomparabile a nissuna perfezione creata; però che quel che di niente ogni cosa creò, bisogna che esceda in perfezione le sue creature, che di sé son niente, quanto escede il sommo essere al puro niente, che è escesso incommensurabile senza proporzione o comparazione alcuna, il quale noi chiamiamo infinito benché in sé sia integrissimo e perfettissimo. Ancora la bellezza, sapienzia, essere e ogni virtú divina si chiamano infinite, però che non son contratte ad alcuna essenzia propria né ad alcuno suggetto terminato: anzi tutte le perfezioni in lui sono astrattissime, trascendenti e infinite, però che non si finiscono per suggetto ed essenzia propria, come si finiscono l’essere e la bellezza d’ogni cosa creata per la sua propria essenzia.

Sofia. Mi piace intendere a che modo poniamo infinitá ne le perfezioni divine: di’ oltre adunque, come il manco de la bellezza nel mondo angelico sia eguale a quel del corruttibile.

Filone. L’infinito egualmente è lontano da ogni finito, o sia grande o sia piccolo: però [che] cosí è incommensurabile per multiplicazione del grande finito come del piccolo.

Sofia. Questa cosa par ragionevole: pur alla fantasia è strano che un grande non abbi piú proporzione e approssimazione con l’infinito che uno piccolo, e che noi possa meglio commensurare. Dichiarami, ti prego, questa sentenzia meglio.

Filone. La fantasia non bisogna che impedisca la ragione ne le tali come te, o Sofia. Ben vedi che l’infinito è immensurabile d’ogni spezie di misura grande o piccola, ché, se d’alcuna si misurasse, per quella si finiria e non sarebbe infinito: onde a l’infinito né mezzo né terzo né quarto né altra parte mai si può assegnare, perché per quella si misuraria; è adunque imparabile indivisibile e immensurabile senza termine e senza