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138 ii - de la comunitá d’amore

prevista da Mercurio la furia d’Apolline, egli nascosamente gli tolse le sue saette de la faretra; la qual cosa vedendo esso Apollo, (ancora che fusse irato) rise de l’astuzia di Mercurio e perdonògli e gli dié la verga e ricevè da lui la cetera.

Sofia. Che vuol significare tal favola?

Filone. Significa che li mercuriali sono poveri, ma sono astuti per acquistare con inganno copertamente de l’abbondanzia e ricchezza de’ re e de’ gran maestri, perché essi sogliono essere administratori e segretari regi per l’attitudine mercuriale che hanno: e questo vuol dire che Mercurio rubbò le vacche a Apolline, perché Apollo significa e fa i potenti signori, e le vacche son le loro ricchezze e abbondanzie; e quando i principi sono irati contro di loro per li loro latrocini, essi si liberano da l’ira di quegli con l’astuzia mercuriale, levandoli le cause da le quali gli può venire la punizione, e mitigando la furia de’ signori restano in grazia. Ancora il suo stato basso fa che non sono offesi da le furie de’ gran maestri, perché essi non gli fanno resistenzia; che cosí Mercurio è il piú piccolo di tutti i pianeti, onde i raggi solari e la combustione di quegli manco gli nuoceno che a niuno altro pianeta. Accordati che sono insieme, Mercurio dá a Apolline la cetara e Apollo dá a lui la verga: vuol dire che il sapiente mercuriale serve il principe con prudenzia armoniale e con eloquenzia soave, significata per la cetera, e il principe presta al sapiente mercuriale potenzia e autoritá e dá credito e riputazione a la sua sapienzia; onde dice Platone che la potenzia e la sapienzia si debbono abbracciare, perché la sapienzia tempera la potenzia e la potenzia favorisce la sapienzia. Significa ancora che, essendo accordati in coniunzione perfetta il sole e Mercurio in buono luogo de la nativitá e in buono segno, fanno l’uomo mercuriale litterato essere potente e l’uomo solare e gran maestro esser sapiente, prudente ed eloquente.

Sofia. Assai m’hai detto de la nativitá di Mercurio. Giá è tempo che tu mi dichiari quello t’ho domandato, cioè come di lui e di Venere nacque l’ermafrodito.

Filone. Questo è quello che dice Ptolomeo nel suo Centiloquio, che quello uomo ne la nativitá del quale Venere si