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la stirpe di demogorgone 113

conserva la fama de’ mortali dipoi che son sepolti in lei. Il terzo suo figliuolo dicono che fu Tartaro, cioè l’inferno, perché a l’inferiore ventre de la terra ritornano tutti i corpi generati. Dicono la terra aver parturito questi figliuoli e altri senza padre, però che questi son difetti e privazioni de l’essere, li quali dependono de la rozza materia e non da alcuna forma. L’ultimo figliuolo di Demogorgone fu Erebo, che vuol dire inerenzia, cioè la potenzia naturale inerente a tutte le cose inferiori, la quale è nel mondo basso la materia de’ generabili, ed è cagione de la generazione e corruzione e d’ogni variazione e mutazione de’ corpi inferiori, ed è ne l’uomo (che si chiama mondo piccolo) l’appetito e desiderio a l’acquisizione di tutte le cose nuove. Onde dicono che Erebo generò di molti figliuoli, cioè: Amore, Grazia, Fadiga, Invidia, Paura, Dolo, Fraude, Pertinacia, Egestá, Miseria, Fame, Querela, Morbo, Vecchiezza, Pallore, Oscuritá, Sonno, Morte, Caronte, Die ed Eter.

Sofia. Chi fu la madre di tanti figliuoli?

Filone. La notte, figliuola de la terra, de la quale generò Erebo tutti questi figliuoli.

Sofia. Perché attribuiscano tutti questi figliuoli a Erebo e a la notte?

Filone. Perché tutti questi derivano da la potenzia inerente e da le notturne privazioni, tanto nel gran mondo inferiore quanto nel piccolo umano.

Sofia. Dimmi come.

Filone. L’amore, cioè il desiderio, è generato da la inerente potenzia e dal mancamento, perché la materia (come dice il filosofo) appetisce tutte quelle forme de le quali è privata. La grazia è quella de la cosa desiderata o amata, la qual preesiste ne la mente desiderante, o ver ne la potenzia appetente. La fadiga è gli affanni e travagli del desiderante per arrivare a la cosa che appetisce. L’invidia è quella che ha il desiderante al possidente. La paura è quella che s’ha di perdere l’acquistato di nuovo, perché ogni acquisto si può perdere, ovvero di non poter acquistare quello che desidera; il dolo e la fraude sono mezzi d’acquistare le cose desiderate; la pertinacia è quella che usa

Leone Ebreo, Dialoghi d’amore. 8