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Capitolo quarto. 61

gradevole nè igienica, e le conseguenze possono avere grande influenza sulla continuazione del viaggio. Quelli che hanno fatto la loro pratica sui libri, e quelli che sono troppo facili agli entusiasmi, ridono a chi pretende che in Africa si possa viaggiare con certi comodi relativi, e plaudono a chi grida che, presso a poco come un Giobbe, si può attraversare il continente; io mi permetto invece di dire che nè la necessità del confortabile, nè l’imbarazzo del bagagliume non devono essere mai ostacolo al proseguire, ma che se seriamente si considera quanto costano certi comodi e si pensa alle conseguenze che se ne possono trarre, il procurarseli è un vero impiego più che ad usura, e il non esserseli procurati almeno dapprincipio, disposti però a privarsene quando le circostanze lo impongano, non è prova di soverchio ardire, ma di assoluta inesperienza. Il merito e la soddisfazione di un viaggio come questo, è di avanzare il più che si può, ed a me pare meglio conseguito l’intento spingendosi solo cento passi più avanti, senza poter far pompa di tanti disagi, che fermandosi a mezza strada perchè una buona febbre vi ha proibito di continuare.

I fuochi ci avevano un po’ asciugato il suolo sotto la tenda, ma questa invece imbevuta d’acqua, cominciava a lasciarla filtrare. Così alla meglio ci disponemmo per passare la notte, chè il sonno e la stanchezza la vincevano certo su tutto il resto, ma appena stavamo per addormentarci, grida, strilli, fucilate, ci risvegliano di soprassalto; il campo è tutto in confusione, perchè le mule furono attaccate, a detta d’alcuni, dal leopardo, e a detta d’altri, dalle iene. Il baccano che aveva turbati i nostri sonni aveva pure messi in fuga gli assalitori, e mentre constatiamo la leggiera ferita fatta al collo di una mula, il naib ci manda ad avvertire che stessimo all’erta, perchè da qualche giorno i pastori avevano udito il leone, per cui stabiliamo di fare alternativamente una guardia di due ore.