Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/80

54 Capitolo terzo.


Al nostro ritorno in Massaua speravamo trovare tutto combinato è pronto per incamminarci verso l’Abissinia, ma invece niente di tutto questo, e la sola notizia portata da un negoziante proveniente da Adua, che le mule che vi avevamo spedite a comperare, sarebbero partite un paio di giorni dopo di lui. La stagione che avanzava, questa vita monotona, resa ancor più grave per noi dopo aver provato qualche giorno di carovana, l’abitudine ormai fatta alle chiacchiere di questi paesi, dove con tutta facilità i giorni diventano settimane ed anche mesi, e alle promesse di questa gente più che indolente, apata, ci indussero a fare i nostri passi presso il governatore per avere i mezzi necessarii onde metterci in cammino. Fummo molto contrariati dai diversi consigli per la scelta fra la via di Gura più breve, ma più faticosa e attraverso le tribù indipendenti dei Schohos che assai facilmente attaccano le carovane che si avventurano nei loro territori, e la via dell’Amassen, più lunga, ma più sicura e più comoda pel trasporto del bagaglio. La scelta cadde su questa seconda.

Si celebrava in quei giorni la festa per la circoncisione di un bambino d’un impiegato al divano, e fummo invitati ad intervenire una sera al divertimento.

Su una pubblica piazza, accanto all’abitazione, erano disposti quattro pali a rettangolo, e dei lampioncini pendevano a delle funi che li riunivano: alcuni angareb servivano per gli invitati, la massa del pubblico stava disposta in seconda linea; c’era tutta l’apparenza d’una compagnia di saltimbanchi ad una nostra fiera; fummo molto gentilmente ricevuti e serviti di caffè, liquori e sigarette.

Una ballerina venuta dall’Egitto, bassa avventuriera del paese, bambina di undici anni e che già da tre anni aveva abbracciata questa poco onorifica carriera, girava il circo affettando mosse voluttuose nel genere delle almee, facendo però prova