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28 Capitolo secondo.

guida nella traversata, avanti a questa una catena di colline che venivano man mano abbassandosi fino a dileguarsi in un piano inclinato che si protende al mare: qui dovevamo fare le nostre prove di caccia, e nel breve tempo che ancora restava al tramonto riportammo qualche lepre che ci fornì un eccellente pranzo: le molli arene ci offrirono un soffice giaciglio per la notte. Il giorno dopo eravamo alzati ben prima del sole e percorremmo tutto il piano e le prime alture: il suolo è tutta arena, sparso di detriti di quarzo e di tufi: poca erba vi alligna, molti cactus, acacie a foglia verde o grigiastra, qualche cuforbia, parecchi cespugli tutti spinosi: in complesso la vegetazione è piuttosto meschina per la grande siccità che vi dura parecchi mesi dell’anno, e solo in qualche punto basso si scorgono folte macchie verdi circondate da sterili praterie in cui trovano appena di che vivere poche capre o camelli. Otteniamo dai pastori del latte, che ci viene presentato entro vasi fatti con scorze di alberi intrecciate, quindi internamente intonacati con sterco vaccino, certo non a perfezionamento del gusto del contenuto, nè a gran soddisfazione di chi lo beve. La caccia vi è per altro piuttosto abbondante ed oltre moltissime lepri, pernici, faraone, trovi gazzelle, antilopi, cignali, jene e l’inseparabile sciacallo.

Il giorno di Natale si avvicinava e ne prendemmo occasione per mostrare la nostra riconoscenza ai Naretti e ad altri che ci andavano usando delle continue gentilezze, invitandoli a passare con noi quelle ore che s’usa in questo giorno riunirsi in famiglia attorno ad una tavola. L’invito è accettato; a noi dunque a disimpegnarci; chè per pranzare, sia bene sia male, ci vogliono fatti e non parole. Ci demmo dunque a girare dalle conoscenze mettendole a contributo per avere piatti, posate, bicchieri, casseruole, tavoli, sedie e tutto quanto l’occorrente. Si decorò una delle nostre camere dipingendone le pareti, a carbone e mattone pesto, cogli stemmi delle nostre principali