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26 Capitolo secondo.

acceso nell’otre: quando questo è così riscaldato se ne levano le brage e Mariam appiccica alle pareti le manate di pasta che possono quasi dirsi focacce: turato il foro nel suolo e applicato il coperchio all’otre e ben chiuso all’ingiro con pezzole bagnate, non riapre che quando la pratica le insegna che deve esser cotto questo pane che, con qualche cipolla od un po’ di pesce, molto abbondante qui, forma il nutrimento di tutta la famiglia.

Siamo nella stagione invernale; e ad onta di questo la temperatura varia fra 28° e 30°: è questo forse il punto più caldo nel Mar Rosso che passa per essere una delle località più infuocate nel mondo: sono qualcosa di terribile le descrizioni che ci fanno dei mesi in cui non si può aver respiro nè giorno nè notte, sempre oppressi da un’afa soffocante e accesa.

Gordon pacha ha telegrafato gentilmente che si lasci passare tutto il nostro bagaglio, per cui lo trasportammo a palazzo e le nostre camere hanno assunto un aspetto ancora più originale: casse e cassette in ogni angolo, fucili e armi d’ogni genere appesi alle pareti, corde tese con abiti e biancherie, in mancanza di armadii, angareb, brande e amache che funzionano da letto, casse disposte a tavolo od a sedile, un vero disordine pittoresco. Fra noi, chi scrive, chi legge, chi prepara armi e munizioni per una prossima caccia, chi fa un po’ da servo alla propria roba, chi, e forse il più benemerito fra tutti, lavora a preparare il pranzo: compagni non ne mancano, che è un continuo andirivieni di gente che col solo movente della curiosità vengono a trovarci colla scusa di offrirci qualcosa od offrire loro stessi in qualità di servi per accompagnarci nel nostro viaggio: tutti dovrebbero essere pieni di meriti e conoscere appuntino tutta quanta l’Africa: abbiamo poi coinquilini dei piccioni coi loro nidi, nidi in fango di grosse vespe, pipistrelli, lucertole, topi, e degli altri è forse meglio tacere...