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24 Capitolo secondo.


Massaua è l’antica Sebastrium-os, e fu molto fiorente, concorrendovi i prodotti dell’India e dell’Etiopia che qui si riunivano per scambiarsi, e per riprendere poi vie diverse.

Ora non conta più di 6000 abitanti, e vi si fa poco commercio, chè l’Etiopia è ben lungi dall’essere quella d’una volta; d’altra parte il Governo egiziano cerca con ogni modo di impedire lo sviluppo dell’interno, essendo geloso e nemico dell’Abissinia. Si importa qualche poco di tessuti, filati, commestibili, e si esportano pelli, cera, avorio, zibetto, poco grano, burro, madreperla, gomma, caffè, prodotti tutti che provengono con carovane dall’altipiano etiopico, e bene spesso molto dall’interno.

Il commercio di esportazione deve subire un notevole aumento in questo porto, ora che re Giovanni, per obbligare i commercianti a percorrere maggior cammino nei suoi territorii, e nella speranza forse che Massaua per conquista o per cessione diventi parte del suo Stato, ha proibito alle carovane che partono dal Goggiam e dal Gondar di prendere la via del Galabat e Suakim, molto più conveniente, perchè piana e battuta da camelli, di gran lunga preferibili ai muli.

Fra i mille gridi che continuamente facevano vibrare l’atmosfera, uno fortissimo e continuato, misto di voci e suoni, ci deliziò tutta una giornata, gran parte della notte e riprese con maggiore intensità il giorno appresso: ce ne facemmo guida, ma ci fu impedito entrare nel tugurio da dove usciva; ma mentre ce ne stavamo ritornando soffocando il nostro sentimento di curiosità, per mezzo di un nostro servo abissinese potremmo esservi ammessi. Entrammo in una capanna costrutta con una intelaiatura di pali ricoperti da sdruscite stuoie; le pareti verticali, il tetto curvo: in un angolo due angareb con sedutevi otto donne nere, giovani avvolte in una specie di manto di tela bianca con braccialetti in argento e conterie, collane, anelli al naso,