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Capitolo dodicesimo. 239


Il caldo è insopportabile, chè nelle posizioni e nelle ore più ventilate si hanno da 38° a 40°, e in qualche ora del giorno il termometro sale fino ai 46°.

Non un momento di tregua nè giorno nè notte, è un continuo soffocare e traspirare, ciò che è molto noioso ma igienico per noi che abbiamo assorbita tanta umidità. Nella giornata, il costume più che semplice adottato anche per le strade, e la notte il portarsi a dormire sulle terrazze sono, i soli rimedii contro questo molesto perseguitatore. Il sole dardeggia i suoi raggi verticali, infuoca il suolo, e pochi passi a capo scoperto bastano per caderne fulminati.

Il primo agosto arriva il vapore egiziano che continua la sua corsa fino ad Hodeida per fermarvisi due o tre giorni, poi riprendere la via del ritorno, impiegando almeno dodici giorni per arrivare a Suez. Passare tutto questo tempo su una di queste sudicie carcasse non è certo divertente, per cui ci decidiamo d’andare ad Hodeida nella speranza di trovarvi un trasporto inglese col quale proseguire fino in Aden e qui aspettare uno dei vapori della linea delle Indie. Partiamo infatti la mattina del due e dopo una giornata di navigazione, all’alba del tre siamo in vista di una costa che si crede la nostra meta, ma quando ci avviciniamo maggiormente la si riconosce invece per tutt’altro punto. Gran consiglio di tutto lo stato maggiore, e ritenuto che Hodeida deve essere più a sud vi rivolgiamo la prua.

Coi cannocchiali non si scorge però traccia di abitato, quindi fronte indietro e si va in cerca di Hodeida direttamente a nord. Finalmente alcuni minareti si innalzano all’orizzonte, e verso le due mettiamo le ancore davanti alla città, dalla quale però ancora ci separano parecchi chilometri di bassi fondi.

La città è grande e interessante per lo stile prettamente arabo dei suoi edificii e per la molteplicità dei costumi dei suoi abitanti, fra i quali sono maggiormente degni di rimarco i be-