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16 Capitolo primo.

nocchiali, studiare, senza capirne un’acca, una gran carta sparsa di gocce di sego più che di rilievi, e sulla quale misurano le distanze col compasso che fornì madre natura, le loro sudicissime dita; a prua si scandaglia, sui pennoni stanno i piloti, il nostromo dà ordini e contrordini che pare una scuola di fischio.

L’apparato era grande, ci aspettavamo qualcosa che vi corrispondesse, forse si scoprissero nuove terre, ma invece la macchina ferma, e verso le cinque si dà fondo in quindici braccia. Cosa succede! ci domandiamo: nulla di male, ma prudenza suggerisce che prima delle tenebre si faccia alt, perchè la scienza coi suoi calcoli e i suoi strumenti non ha ancora rischiarate le vie a questi navigatori. Vi sarà ancora chi disputa per la patria di Cristoforo Colombo, ma si può garantire che di sangue egiziano non ne scorreva nelle sue vene.

La mattina del 14 si levano le àncore, operazione che col progresso egiziano si fa ancora a forza di braccia, e richiede quindi altrettanto tempo che fatica: dopo un paio d’ore appare la costa, si vedono le montagne allo sfondo, si distingue la linea bianca di Massaua, spiccano gli alberi di due bastimenti che vi stanno ancorati; alle undici siamo accanto a loro.