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CAPITOLO XII.

Si riparte per la costa. — Arrivo di un corriere con una lettera di re Giovanni. — Considerazioni sul paese. — Il campo di ras Alula. — Due nostri servi imprigionati. — Campo e forte di Gura. — I Sciohos. — Incontro di Tagliabue. — Arrivo a Massaua. — Hodeida. — Aden. — A bordo del Manilla. — Un morto in mare. — Arrivo in Italia.


Appena rifornita la carovana dei quadrupedi necessari, si decide la partenza che ha luogo infatti il giorno 14. Ci avviamo alle catene di montagne verso nord-est, e circa un’ora dopo usciti da Adua siamo richiamati da voci che si trasmettevano l’un l’altro gli avanzi della retroguardia di Ghedano Mariam, che stavano disordinatamente sparsi lungo tutta la via. Ci fermiamo, è l’arrivo di un corriere da Debra-Tabor con lettere nostre e una del re relativamente al nostro imprigionamento: è semplice, cordiale, schietta come usa re Giovanni, e ne trascrivo la traduzione: la lettera autografa era in Amarico e Maderacal vi aveva unita la traduzione in francese:

«Scritto del re dei re, Giovanni d’Etiopia, e tutta la sua dipendenza.

«Signor Matteucci, capo della spedizione commerciale italiana e suoi compagni.

«Io vi presento i miei complimenti a tutti: dacchè ci siamo separati, io e la mia armata fummo bene in salute, grazie a Dio.

«Ho inteso il male che ras Area vi ha fatto. Ciò non è contro tutti voi, ma contro me stesso: egli lo ha fatto per scon-