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222 Capitolo undicesimo.

possano vedere. Ad un lembo del suo scemma tiene un grosso nodo che rappresenta nientemeno che la valigia di un corriere reale, avendovi avvolte le lettere che il re, approfittando dell’occasione, invia a ras Alula. Questi è suo amico intimo, ed ora muove col suo esercito per far guerra agli Egiziani, per cui quelle lettere possono, anzi devono, essere ben importanti, e vedere a quali mani sono affidate e in quali condizioni hanno fatto tutto quanto il viaggio, è cosa che basta per dare idea di questi cervelli e della loro organizzazione.

Il 7 luglio continuano larghe vallate, spesso coronate da pareti rocciose granitiche: poco a poco vanno allargandosi e noi teniamo a girare a nord di quel picco isolato che raffrontai al Cervino e che come questo si eleva a dirupo. Raggiungiamo un altipiano sparso di villaggi e coltivato: a nord-ovest in lontananza scorgiamo Axum, e noi proseguiamo direttamente verso il gruppo dei monti di Adua che da qui si presenta disteso e maestoso. Scorgiamo anche Adua stessa, che trovandoci noi a 2200 metti si presenta come infossata: discendiamo una delle di pareti rocciose quasi a picco, e proseguiamo nel fondo della vallata che rinserra. Un acquazzone tanto forte ci sorprende, che venendoci di fronte, accompagnato da vento, è impossibile avanzare e per istinto le mule si rivolgono, abbassano la testa e se ne stanno così finchè non sia cessato, od almeno di molto diminuito. Costeggiamo il versante di un’altura che è convertito letteralmente in un letto da torrente, tanta è l’acqua che vi scorre.

In uno stato veramente compassionevole raggiungiamo Adua verso le due e ci andiamo a stabilire in casa di Naretti. I nostri servi che spedimmo da Debra-Tabor col bagaglio per la via più comoda del Sirié non sono ancora arrivati, e questa notizia ci sconforta assai, potendosi dare il caso che qualche giorno di ritardo non permetta più loro di passare il Taccazè, e quindi ne