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14 Capitolo primo.

tura, oppure un drappo di tela in cui artisticamente si avvolge, e i capelli educati in modo che un gran ciuffo si innalza a cono rovescio e il resto pende a grandi masse di ricci o trecce, tagliate orizzontalmente poco sopra l’attacco della spalla, per difendere la nuca dai raggi del sole.

L’apparenza è perfettamente di quei tipi stecchiti che si vedono incisi alle pareti dei monumenti egizii. La testa poi ungono con tanto grasso e burro, da parere, alle volte, mascherati con una parrucca gialla, sempre ornata da uno stecchetto leggiermente ricurvo che è il loro pettine, e serve spesso per rimediare ad un molesto e non dubbio prurito. Sulle braccia portano molti anelli di pelle con sacchettini di cuoio in cui è religiosamente conservato qualche verso del corano o qualche amuleto che li preserva da mali e pericoli.

Di donne se ne vedono pochissime, e queste completamente coperte, essendo qui fanatici mussulmani. Il dottore, un gentilissimo arabo, ne diceva che anche a lui è interdetto l’avvicinarsi al bel sesso, che in caso di malattia ricorre piuttosto all’empirismo di una pretesa medichessa.

La pulizia delle strade e altri servizii in città, sono fatti dai prigionieri che vivono nel locale della dogana, trattati come da noi nessuno oserebbe trattare un suo cane; sono logori, indecenti, macilenti, portano grosse catene ai piedi, che, dal peso e dallo sfregamento, ne sono continuamente piagati; domandano la carità a chiunque incontrino e sono custoditi da soldati che lasciano però ben poco ad invidiare a quei miserabili. Spesso qualcuno tenta fuggire, ma sempre inutilmente, che l’unica via di scampo è quella del deserto, dove sono inseguiti dai beduini che vi danno una vera caccia, sapendo d’avere un compenso di cinque talleri; a quel disgraziato, cui la disperazione suggerì la fuga, sono applicate parecchie centinaia di legnate, e qualche volta persino mille.