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Capitolo undicesimo. 211

gio in complesso bello e grandioso. Alle due ci si presenta il Gondar disteso sui versanti di un’altura, ai piedi della quale sorge una borgata abitata da mussulmani, e il ciglio è coronato da un ammasso di costruzioni alte e rettangolari, dall’aspetto di castelli, di torri, di mura merlate; sono gli avanzi dei palazzi portoghesi.

Gondar, l’antica capitale dell’impero, sorge a 12°, 36’ lat. settentrionale e 35°, 11’ long. est, e l’altura che gli è per così dire base, è bagnata da due corsi d’acqua, l’Anguereb all’est e il Kaha all’ovest, che a poca distanza si riuniscono e vanno a versare le loro acque nel lago Tzana. L’attuale città non differisce punto da tutti gli altri villaggi d’Abissinia, sia pel genere delle costruzioni, sia per l’irregolarità e il sudiciume delle vie; solo la popolazione non è molto agglomerata, le capanne divise a diversi gruppi, lasciando così molti spazii liberi che potrebbero dirsi piazze, e permettendo che molte piante vi possano così allignare. È la città della fede per eccellenza, chè oggi vi si contano quarantaquattro chiese che come edificio non offrono nulla di rimarchevole, ma riposano sempre all’ombra di grossi alberi. Il quartiere più ordinato e pulito è quello che sta al basso, riservato ai mussulmanni e per questo chiamato Bet-islam; vi godono di piena libertà e sicurezza, ma non hanno facoltà di erigervi moschee. La cosa più attraente di Gondar sono certamente le rovine che si distendono ad occupare tutta la parte superiore dell’altura. Le costruzioni sono opera dei Portoghesi e datano dal secolo decimosesto; sono tutte racchiuse entro una cinta ovale, in parte merlata, che di quando in quando offre larghe aperture con arcate.

Gli edificii sono parecchi, in parte isolati e in parte collegati fra loro; tutti rettangolari, cogli angoli spesso terminati a torri quadrate o circolari, Il tempo e lo spirito devastatore hanno molto distrutto, ma in alcuni, e in quello detto il palazzo del-