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160 Capitolo ottavo.

sono fatte con tale insistenza e con tanta fanciullaggine che davvero mette pietà, pensare che un individuo simile possa avere un’autorità in paese. Sempre già finisce col domandare qualche cosa, finchè un bel giorno manda un suo servo a farci la confessione che dopo i lunghi digiuni quaresimali s’era permesso un po’ troppo di baldoria e le sue funzioni naturali s’erano un po’ alterate nel loro regolare corso. Gli mandammo buona dose di pillole rinomate pei pronti effetti, ma dopo solo mezz’ora mandò ancora un servo a dire che stava in aspettativa, ma non si era ancora dichiarata nessuna azione.

Il Nebrid di Axum è venuto in Adua per le feste di Pasqua e gli andiamo a fare una visita. Ci accoglie colla sua solita cordialità e lo facciamo felice, regalandogli qualche oleografia di soggetti sacri, che colle lagrime agli occhi dalla consolazione, baciò e ribaciò, mentre ripetutamente andava ringraziandoci. Voi siete buoni cristiani, ci disse, e il vostro popolo è grande e potente, ma la via di Gerusalemme a noi è chiusa dai Turchi. Anche noi siamo cristiani, e perchè dunque non pensate a difenderci e aprirci quella via sacra? Ci fece servire il tecc, poi volle assolutamente che accettassimo un piccolo banchetto e un bue fu sgozzato in nostro onore fuori dalla capanna. Ci risparmiò la carne cruda, sapendo che non è la cosa più gradita da noi, ma ci fece servire grossi pezzi di bue, nei quali si fanno delle incisioni trasversali piuttosto profonde, poi si abbrustoliscono sulle bragie. Il sapore è molto gustoso e il solo inconveniente è la cenere e qualche pezzetto di carbone che di quando in quando capitano come intingolo.

Noi stavamo seduti in circolo attorno un paniere con pane e berberia, e i servi allungando le braccia sopra le nostre teste tenevano sospesi al centro questi roast-beef di nuovo genere, dai quali ognuno andava staccando le proprie porzioni con un coltello. Altri servi intanto preparavano dei piccoli pezzi che ci ve-