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Capitolo ottavo. 157

in argento, e un originale berretto portato dai chierici, costituito da un cerchio d’argento che abbraccia la testa, finito a visiera, portante alcune fettucce d’argento che si raccolgono al vertice, sormontato da una palla adorna di piccoli campanelli e di una croce pure in argento.

Abbiamo frequenti visite dei delegati dello Scioa che sono gente per bene, molto affabile e cortese, e hanno un principio di educazione e di sentimenti di delicatezza, come, mi è forza dirlo, non abbiamo ancora incontrato in questo paese. Tengono nota di tutto quanto vedono e di ogni particolare delle strade e del paese, ciò che unito a quanto alle volte trapela dai loro discorsi, mi fa supporre che meglio che gli acquisti, lo scopo del loro viaggio è di impratichirsi di queste regioni che in un giorno forse non lontano, il loro sovrano pensa di occupare. Sono fini e intelligenti e fanno le cose per bene, ma non hanno ancora imparato che per esser diplomatici bisogna saper fingere di non esserlo, parlar poco e spesso mentire.

Noi siamo sempre in attesa del ritorno del corriere spedito al re, ed oltre alla noia di questo soggiorno si aggiunge ora l’inquietudine, perchè l’epoca delle piogge si avvicina, e se questa ci sorprende all’interno resta chiusa la via al ritorno, e non deve esser certo divertente passar qualche mese in una capanna senza occupazioni e senza potersi divagare con escursioni e caccie. Il piccolo cherif è già cominciato e spesso verso sera ci troviamo chiusi fra tuoni, lampi e dense nubi che si risolvono in acquazzoni torrenziali, passando da un sole cocente e piccante ad un vento freddo più che fresco. Finestre, porta e tetto della nostra abitazione non sono certo tali da difenderci dalle furie degli clementi, e spesso abbiamo l’incomoda visita della pioggia che ci viene a trovare nei nostri appartamenti.

I pretesi grandi signori in Abissinia sono generalmente possidenti di vaste estensioni di terreni e di bestiame, che non es-