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Capitolo ottavo. 155

rali che forniscono il pascolo a truppe di buoi, capre e montoni. In queste regioni, durante il karif, si ha spesso neve e ghiaccio, e mentre questi, nella stagione secca si limitano a circa 4400 metri, nell’inverno discendono fino a 3500 metri sul mare.

Nell’opera di Ferret e Gallinier trovo la spiegazione allo strano fenomeno che da giugno a settembre, epoca del freddo nelle montagne e delle pioggie nell’altipiano, non una goccia d’acqua cade verso la costa, ed il motivo si è che essendo allora quest’ultima regione enormemente riscaldata dal sole, la colonna d’aria che si eleva dal suolo impedisce alle nubi di condensarsi e di precipitarsi in pioggia. Da ottobre a marzo, invece, che la temperatura alla costa è molto meno elevata, le nubi trovano libera la loro via nell’atmosfera e portano il loro contingente a quelle desolate contrade.

L’attuale re è severo assai col suo popolo, e non transige sulle pene che devono infliggersi ai colpevoli, ma alieno dal trascendere ad atti brutali come la tradizione, o meglio l’uso impone, è sempre proclive a mitigare le condanne. Come esempio al popolo, i pretesi avvocati lo consigliano però spesso ad atti veramente barbari, pretendendo che l’Abissinese è tanto indifferente alla morte, e la affronta con tale coraggio e freddezza, che il condannarvelo non basta a trattenerlo dal commettere delle nefandità, e quindi per prevenirle è indispensabile commetterne altre che infiorino la condanna a morte dei più terribili tormenti.

Citerò, ad esempio, un fatto occorso or fa qualche anno: una banda di insorti che univa le due qualità di rivolta al Governo e di brigantaggio, fu sconfitta in un incontro e fatta prigioniera: per evitare un massacro e accappararsi l’affezione con un tratto di generosità, il re perdonò e diede piena libertà al grosso della comitiva, ma ai quattro capi si tagliarono i polpacci a sottili fette, come si trattasse di giambone, finchè si arrivò all’osso, poi si lasciarono a disanguare.