Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/216

148 Capitolo ottavo.

d’ogni genere di selvaggina stanata dalle oasi che vivono dell’umidità dei terreni bassi, dei depositi d’acqua o delle piccole sorgenti od infiltrazioni.

A nuovo direttore delle dogane in Adua fu nominato un giovane dall’aspetto simpatico che viene un giorno a trovarci accompagnato dai suoi fedeli e seguito da una massa di soldati con lance, fucili, sciabole, scudi e una folla di seguaci inermi e curiosi. È questa ancora una prova della vanità di questa gente che non cerca istruzione nè educazione, nè soddisfazioni di amor proprio, ma si crede e forse si sente ingigantita dall’aver sempre uomini e armi dietro di sè. L’annuncio della visita era a titolo d’amicizia, ma lo scopo era di annoiarci, sperando cavarci qualche cosa pei pretesi suoi diritti. «Noi non siamo commercianti e andiamo al re, quindi siamo esenti da tali imposte» e con della fermezza e minacce di protestare presso S. M., lo mandammo in santa pace. Guai a chi si mostrasse debole con questi importuni, che non sarebbero mai sazii di carpire balzelli. Bisogna esser risoluti e non dimenticare che chi la dura la vince.

Siamo al sabato 29 e il piazzale è animato dal solito mercato: sentiamo un grande strepito, grida di gioia, e vediamo spuntare una grossa comitiva entro una nube di polvere. Alcuni cavalieri avanzano alla carriera, facendo fantasia, donne e ragazzi gridano a squarciagola, una grossa carovana fra cui spiccano il rosso, il luccicare di fucili e lance e qualche ombrellino, li segue. Chi dice essere Ghedano Mariam, chi il figlio del re che vive a Macalé a tre giorni da qui. È infatti il primo che torna da una visita al secondo, e appena giunto all’altezza del mercato scende dalla mula, e attorniato dal seguito dichiara aperto il tribunale. Finita la seduta i tamburi chiamano il pubblico a raccolta e si proclama la nomina del figlio del re a governatore generale del Tigré, e di Ghedano Mariam a suo wachil o rappresentante.

Abbiamo poi l’alto onore di ricevere una sua visita e di