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Capitolo ottavo. 145


Il carattere dell’abissinese varia molto a seconda delle province e delle classi sociali. Così nel Tigré è più fiero e ardito, nell’Amara calmo e serio, nello Scioa cortese ed elevato, almeno a quanto potei giudicare da parecchi scioani venuti în Adua.

La più alta classe sociale, sia per natura, sia per ambizione, sia perchè lo ritiene un dovere, volendo farsi credere educata con degli Europei, è generalmente affabile, ospitaliera. Il ceto medio vorrebbe esserlo, ma non può o non sa esserlo, e tutte le gentilezze, i tratti di generosità che per lo più vi usa, cerca di averli materialmente compensati ad usura. La classe povera è piuttosto buona e sarebbe ospitaliera se non la trattenesse dall’esserlo la gran miseria e la paura costante d’esser vittima degli abusi del paese. Quando viaggiano carovane per ordine o servizio del Governo o del re, che è poi la stessa cosa, oppure compagnie di soldati, hanno diritto d’essere mantenuti in ogni villaggio che si trova sulla loro via, e come hanno una certa impunità e nessuna riservatezza, non si accontentano di vivere, ma dove toccano portano la devastazione.

Entrano nelle case, fanno sgombrare gli uomini, obbligano le donne a far pani, tecc, a dar loro miele, latte e tutto quel poco che si può avere, poi spesso abusano di questa ospitalità forzata e non rare volte si divertono ad insaccare o buttar via per malvagità o dispetto le provviste che a questi miserabili dovevano servire fino alla fin d’anno. Da questo deriva che la povera popolazione è diffidente, quando vede arrivare una carovana scappa, nasconde le provvigioni, rifiuta ogni cosa, e spesso dovemmo durar fatica a persuaderli che eravamo galantuomini e che volevamo pagare quanto cercavamo.

In complesso non vedono di buon occhio l’Europeo, perchè non sanno concepire per qual ragione viaggi nei loro paesi e subito sospettano in lui mire religiose: ne sono poi diffidenti