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136 Capitolo ottavo.

parecchie capanne che per tradizione si ritengono inviolabili, e quindi vi tengono deposti i loro tesori i grandi personaggi. Avanti la chiesa è una lunga gradinata, larga sessanta metri, che aggiunge imponenza a questo edificio che in mezzo a tante abitazioni e templi in paglia figura già come gigante. Sortendo dal primo recinto in direzione ovest si trova una massa di rovine, e fra queste ancora perfettamente riconoscibili le sedie dei giudici che la tradizione vuole sedessero a pubblico tribunale rappresentando le dieci tribù d’Israele. Sono basamenti in pietra che sopportano massicci sedili pure in granito, nei quali restano le tracce delle incisioni dove si assicuravano il dorsale e i bracciali che dovevano forse essere in metallo o ricoperti da ricche stoffe.

Altri avanzi si trovano in diversi altri punti della città: resti di grosse muraglie: grossi dadi in pietra, disposti in linea retta, che mostrano l’esistenza di un edificio di qualche importanza, e perfettamente all’estremo sud una gradinata di sei gradini, lunga una quindicina di metri. Resti parlanti della antica civiltà sono due lapidi, o meglio frammenti di lapidi, delle quali una in caratteri greci rimonta al 330 della nostra era e narra i fasti di un imperatore Aizana.

L’elevazione di Axum mi risulta di 2170 metri circa.

Un altro obelisco caduto e spezzato ci fu mostrato presso alcune abitazioni: è il più grande, parmi, e misurato a metà dell’altezza circa, mi diede metri 3.50 × 2.05: la lastra che doveva fargli piattaforma sul davanti è metri 6 × 17.20.

Passati un paio di giorni a visitare questi interessanti avanzi ed a cavarne qualche schizzo che ce ne possa ricordare le linee principali, riprendiamo la via del ritorno per Adua.

Proseguiamo per poco verso nord ove anche dopo le ultime capanne si continuano ad incontrare avanzi di obelischi più o meno rozzamente lavorati. Questo mi conferma nella mia opi-