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Capitolo ottavo. 135

satura di un piccolo torrente in cui scorre acqua solo al tempo del carif. Alla vetta di una di queste, ove salimmo, Zaccaria ci mostrò alcune tracce di un antico edificio in pietra da taglio, distrutto dal tempo ed ultimamente dall’avidità del materiale. In diversi punti avanzi di antiche opere, per lo più finte porte scolpite nella roccia.

Passiamo, invitati, a visitare il Nebrid, l’autorità ecclesiastica che viene subito dopo il Cighiè in via gerarchica. Abbiamo uno dei soliti ricevimenti con trattamenti, e vi troviamo una cordialità senza pari e una persona franca, intelligente, simpatica quanto mai.

Da qui alla chiesa, che è entro un curioso edificio merlato, rettangolare, che ha tutto l’aspetto di un castello medioevale, ciò che mi fa ritenere per certo essere un avanzo di fortificazione della dominazione portoghese. Sul davanti è un rozzo porticato con pilastri. L’interno è diviso in tre navate, ed a circa metà della sua lunghezza diviso da un muro che rinserra così la parte riservata ai preti. Qui dentro si conserva il trono di gala che il re fece fare a Naretti e che modestamente si intitola trono di Salomone. Dieci gradini in legno, fiancheggiati da una balaustrata, portano ad una piattaforma, sulla quale, dietro la sedia reale si innalza un assito sormontato da una gran corona, intagliato a disegni fra cui al centro i leoni d’Etiopia ed una iscrizione che porta il nome del re, la data dell’incoronazione e il nome dell’artefice.

In uno speciale cortiletto, a fianco alla chiesa, sorge un piccolo edificio nel quale si pretende siano state deposte e conservate le tavole della legge: ora vi stanno positivamente due cannoni di bronzo presi agli Egiziani a Gura, e che il re in atto di devozione offrì alla chiesa quale ringraziamento della vittoria. Attorno alla chiesa è un gran recinto sacro, popolato da molte piante, nel quale non possono entrare donne; sparse vi sono