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130 Capitolo settimo.

vrano, che questi insospettitosi forse della finezza che vi si nascondeva ed impuntigliatosi ad essere ancora più grande, dichiarò essere pienamente soddisfatto di un tributo di gran lunga inferiore, e così si conchiuse.

Venuto però il giorno del pagamento, re Menelik presentò appuntino il convenuto, poi a titolo di regalo per simpatia e ammirazione, fece sfilare avanti a re Giovanni molto più ancora di quanto pel primo gli aveva proposto. Alcuni del seguito mi raccontavano favolosa la massa di roba presentata, e pretendono impiegasse tre giorni a sfilare davanti a re Giovanni.

Tutto consisteva in buoi, vacche, capre, mule, cavalli, talleri, avorio, biade e grani, tende nere tessute in paese, miele, burro.

L’atto di sottomissione si dovette compiere con tutte le formalità d’uso, e cioè radunata la Corte, il vinto si deve presentare chinato dal peso di una pietra che porta sulle spalle.

Il vincitore leva, od ordina che si levi quella pietra, e Menelik potè allora alzar la fronte davanti a re Giovanni e al suo seguito, chè in quel momento devono tutti alzarsi in segno di saluto e d’amicizia al nuovo confratello. Ras Adal, che nella ritirata di Menelik attraverso al suo stato aveva avuti tanti maltrattamenti, dichiarò che mai non si sarebbe alzato davanti a costui che per lui era nemico giurato per tutta la vita. Per quanto le etichette di Corte lo richiedessero, assolutamente si dichiarò pronto a perdere posizione e vita piuttosto che umiliarsi a tanto, e come re Giovanni teneva a che figurasse nel momento del ricevimento solenne, si conchiuse che ras Adal starebbe ai piedi del suo re, facendogli delle proprie gambe sgabello, come si usa in paese. Con questo potè figurare fra i fidi di re Giovanni ed evitare di alzarsi davanti al suo più gran nemico.