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Capitolo settimo. 121

struttura fisica del suolo, rese atti gli Abissinesi a respingere il nemico che tentava inoltrarsi nell’altipiano etiope.

Al decimo secolo una delle ebree Felachas rifugiate nel Semien, sorge a rivolta e riesce ad impossessarsi del potere che tiene colla sua discendenza per circa 3 secoli; ed a questa epoca la dinastia di Solomone si rifugia allo Scioa.

Usavano i principi Abissinesi fare dei pellegrinaggi in Palestina, ma all’epoca delle crociate se ne astennero, e per compiere un atto di devozione mandarono un loro vescovo a visitare il santo sepolcro. Costui cadde nelle mani dei musulmani che lo forzarono ad abbracciare la loro credenza, e da quest’insulto nacque naturalmente un’accanita guerra fra Abissinesi e Maomettani.

Invogliati i portoghesi di entrare in relazioni con questo paese strano e potente, inviarono Pedro Covilham che nel 1499 si presentò alla Corte del Negus, residente allora allo Scioa, ed ottenne che il sovrano mandasse un ambasciatore in Portogallo. Strette queste amichevoli relazioni, pochi anni dopo si vedono 400 portoghesi alleati agli Abissinesi nel respingere gli attacchi dei musulmani. Erano questi guidati da un semplice cavaliero detto Ahmed, che per ironia fu dai cristiani soprannominato gragne (il mancino), che, fortunato nelle armi e dandosi a rubare e saccheggiare, aveva trovato buon numero di seguaci. I portoghesi erano invece condotti da Cristoforo de Gama, fratello a Vasco, che con molti dei suoi morì prigioniero di Gragne, restando però la vittoria della lotta ai cristiani.

Alcuni missionari cattolici venuti coi portoghesi, cercarono scacciare i cofti, e vedendo fallire questo tentativo li conciliarono invece per poco colla chiesa di Roma, ma la religione primitiva tornò presto a prevalere.

In un paese come questo, dove domina lo spirito di conquista, la tendenza alla rivolta, la frenesia al maneggio delle armi,