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90 Capitolo quinto.

spesso si è obbligati far deviare le mule e i buoi o levarvi il carico perchè possano passare attraverso simili ostacoli. La vegetazione è abbondante ma non grandiosa, predominando gli arbusti, le boscaglie, interrotte a quando a quando da ficus dealbata o da grosse acace che elegantemente si innalzano ad ombrello. Oltre l’ultima altura solo riappare l’ulivo selvatico, il pesco ed il fico. Abitazioni scarsissime e sempre rifugiate sulle più alte vette per non essere tormentate dai passanti e fuori d’ogni pericolo d’aggressione in tempo di guerra. Ci sono guida a sud le acuminate vette dei monti di Adua, e noi andiamo girando verso ovest e sud-ovest per raggiungerle, evitando di sorpassare direttamente i più alti colli che per la linea più breve ne separano. Al campo troviamo alcuni soldati spediti dal governatore di Adua per incontrarci e facilitarci il trasporto delle nostre casse: i condottieri dei buoi intanto, timorosi che colla forza potessero essere costretti a proseguire gratis, più che in fretta se ne tornarono indietro, lasciandoci un’altra volta nell’imbarazzo di doverne trovare dei nuovi. Arriva il capo del villaggio sulla sua mula, accompagnato da un paio di aiutanti e seguiti dai soliti ragazzotti che portano le armi. Grandi inchini e complimenti a Naretti che pare sua vecchia conoscenza; quindi una sequela di promesse, come al solito però seguite da una fila di ma e se e di considerazioni sull’annata poco ricca di raccolti. È strano il saluto fra Abissinesi che si rivedono dopo qualche tempo d’assenza: si toccano replicatamente le mani ripetendosi il buon giorno, come state, poi si stringono l’un l’altro per appoggiare labbro a labbro e darsi con tutta delicatezza una buona dose di baci. Verso sera ci arriva dal villaggio, in parte a titolo regalo d’amicizia, in parte perchè comandati dal governatore, un vaso di miele, una capra, quaranta pani.

Sabato 1º marzo. La solita questione del bagaglio ci fa perdere ancora una giornata. Adua deve essere a poche ore, ma in