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82 Capitolo quinto.

paese che abbiamo attraversato. Giunti ad un certo punto ci troviamo quasi per sorpresa al limitare di un precipizio: siamo sull’estremo spigolo dell’altipiano, che finisce con una vasta parete semicircolare e quasi verticale di colonne basaltiche: ai due lati le due braccia si protendono per finire pure a scaglioni perpendicolari e rinserrare una specie di anfiteatro che sta sotto i nostri piedi: al fondo vediamo del verde, dei gruppi di grossi alberi, all’orizzonte si svolge un vastissimo panorama che finisce colle vette acuminate dei monti di Adua e di Axum. Per un malagevole sentiero discendiamo a piedi fra i crepacci e i gradini dei prismi basaltici: passato questo periodo prettamente roccioso, andiamo ancora qualche poco discendendo su terreno misto vegetale e roccioso, in cui ben poco alligna tranne qualche acacia, finchè ci troviamo perfettamente al fondo del ciclopico anfiteatro.

La vegetazione vi è abbondante: incontriamo ossa umane e teschi in quantità, e questo ne indica che ci avviciniamo al campo di battaglia di Guda-Guddi, dove or fanno tre anni fu completamente distrutto il corpo egiziano comandato da Ratif-bey, che tentò invadere l’Abissinia con poco più di quattro mila uomini. Percorsa presso a poco la stessa nostra strada, lasciò una retroguardia di cinquecento uomini, portò il grosso delle truppe nel punto ove oggi mettiamo le tende e lo accampò fra immensi blocchi di granito formandosi quasi una trincea di questi e di tronchi spinosi, e spedì in avanti un piccolo corpo a ricognizione. Giunto questo nelle vicinanze del Mareb, incontrò le prime truppe degli Abissinesi che forti di circa 20,000 uomini si erano mossi contro l’esercito invasore.

Ebbe luogo una scaramuccia che fece poche vittime perchè gli Egiziani si ritirarono sopraffatti dal numero e obbligati di portare al quartiere generale la notizia della vicinanza del nemico. Dal canto suo questi ubbidì pure a sì elementare principio