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74 Capitolo quinto.

sulla brage la bolla che così cuoce esternamente ed internamente. Partito il bagaglio, alle otto e mezzo ci incamminiamo noi pure. Per più di due ore si prosegue di altura in altura, salendo e discendendo in modo da mantenersi in media presso a poco allo stesso livello.

La vegetazione va leggermente aumentando: prevalgono acace ed ulivi, torna qualche euforbia, qualche cactus, dei peschi selvatici. Verso le undici siamo all’estremità di questo altipiano, e ai piedi della discesa che ci sta davanti ci si presenta ancora una vasta pianura che ben da lontano si vede chiusa da altri monti ancora: ai nostri lati profonde vallate sempre collo stesso carattere. Ci è forza fare a piedi la ripida discesa, e alle dodici e mezzo ci accampiamo al principio di questo nuovo altipiano, ai piedi dell’altura su cui sta il villaggio di Sciket, sotto un secolare ulivo. In complesso però fa molto difetto la vita sì vegetale che animale, e da questo lato confesso che da quando ponemmo piede nell’Amassen, ebbi una gran disillusione su questo paese: speriamo che avanzando cambii, e torni conforme alle lusinghe. Il capo del villaggio ci ingiunge di ripartire perchè tutte le nostre bestie gli distruggono il poco di erba che ancora avanza; ma noi non ci muoviamo ed è la sola risposta che gli facciamo avere. Siamo a circa 2050 metri.

La sera grandi fuochi, chè si pretende abbondino i leoni, che hanno però il buon senso di non farci neppur sentire il loro ruggito.

Mercoledì 19. Alle sette e mezzo in cammino: sempre lo stesso carattere, acace in pieno fiore ed un altro arbusto dal fiore odoroso che tiene della dafne e del gelsomino. Per un breve riposo ci fermiamo presso dell’acqua, all’ombra di un enorme sicomoro il cui tronco misura dieci metri di circonferenza, ed i cui rami, scendendo fin quasi a terra, formano un ombrello di centocinquanta metri alla periferia. L’acqua è