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Capitolo quinto. 73

quasi vi si rifiuta, ma il condimento dell’appetito finisce per far gustare molte cose che da noi farebbero ribrezzo.

Lunedì 17. Grandi noie ancora per i buoi che ci vengono rifiutati, ma finalmente dichiariamo che le casse contengono regali pel re, e che se si persiste a non volerle trasportare a prezzi onesti, partiremo soli colle nostre mule, lasciando il bagaglio in consegna al capo della dogana; faremo i nostri rapporti e il re obbligherà poi al trasporto gratuito. Così potemmo decidere questi mascalzoni a caricare e alle quattro la carovana era tutta in moto. Il terreno è leggermente ondulato, poca vegetazione, solo moltissime agave cariche di fiori giallognoli e rossastri.

Attorno a noi si stende una grande pianura interrotta da qualche lieve altura, e allo sfondo bassi contorni di montagne. Dopo due ore, al tramonto, ci fermiamo davanti al villaggio di Aduguadat. Un altro villaggio avevamo passato a circa mezza strada: sono aggruppamenti di capanne piantati sempre, per maggior difesa, sulle vette delle alture: le costruzioni basse, a tetto piatto in terra, per cui difficilmente si distinguono dal suolo sparso di rocce vulcaniche. La popolazione è generalmente brutta, coperta da logori cenci, e solo raramente dal pittoresco manto bianco e rosso: la loro tinta è il marrone: la testa alle volte rasa completamente, alle volte solo in parte, oppure molto originalmente pettinata, formando una sottilissima treccia che gira tutta la periferia, e dividendo il resto in un’infinità di altre piccole trecce che dal fronte scendono alla nuca, le donne; e in cinque grosse trecce, egualmente disposte, gli uomini.

Dalla posizione di ieri siamo discesi una cinquantina di metri.

Martedì 18. Prima di partire, i condottieri dei nostri buoi vogliono farsi il loro pane: divisa la pasta in bolle, nel mezzo di ognuna introducono una pietra riscaldata al fuoco ottenuto con sterco vaccino essicato, non essendovi legna, poi pongono