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stato un’avidità febbrile che non gli dava pace nè giorno, nè notte. Uditosi chiamare, si fece incontro con quel libro in mano a chi veniva, e non appena ebbe visto la signora:
«Ecco! ecco — sclamò — suo figlio voleva essere educato con questo libro...., e appunto leggendo pensava a lui......
«Meglio — rispondeva essa — meglio non aver figliuoli, o non essere al mondo a vederli infelici.»
Queste parole e l’atto con cui cadde di sfascio su d’una scranna, fecero tremare al prete le membra e la vita, come se d’un tratto gli si fossero aggiunti vent’anni, nè trovava il fiato per domandarle che le fosse accaduto. Ma in quella s’udì un passo precipitoso, e Bianca accesa in viso di pudore, e bella per angoscia di più scolpita bellezza, si mostrò sulla soglia. Avendo vista dall’altana la signora entrare dal prete, e non potendo più reggere; per certa scaletta che metteva a terreno, era discesa, aveva attraversato il vicolo, e capitava là dentro a crescere lo stupore di don Marco, gettandosi nelle braccia della signora. La quale a prima giunta credendola inseguita, la strinse al seno, guardando l’uscio se qualcuno irrompesse; poi reggendole la fronte: «o Bianca — sclamò — siamo infelici tutti!
«Ma io — proruppe la fanciulla — quell’Alemanno non lo sposerò!
«Che....? quello forse che incontrai per la vostra scala.....? — disse la madre di Giuliano chiarita in un sol punto di tante cose e anche di quell’odio giurato agli Alemanni dal figlio. E la fanciulla con voce solenne:
«Sì...., ma morirò! nessuno potrà costringermi.... nemmeno mio padre!»
«Bianca — entrò a dire don Marco, che rinvenuto dallo sbalordimento, molto aveva capito da quelle poche parole; — e perchè parli sdegnato del padre tuo?»
La fanciulla tacque e chinò gli occhi dinanzi al sacerdote. Egli continuò amorevole: