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spalancato, e le apparve Bianca, dimessa le vesti e in tutta la semplicità della sua bella persona. Vederla, ravvisarla per quella che le aveva detto Giuliano, prenderle fra le mani la testa e baciarla in fronte, fu per lei un solo atto. E la giovinetta si lasciava fare tra desiderosa e soprafatta, sentendosi discendere molto addentro l’occhio di quella donna, che aveva i segni in viso d’una dolcezza infinita. Nè sapeva, ma le pareva d’averla conosciuta; l’immagine di Giuliano veduta a C... tre o quattro volte in quella settimana, la rivedeva lì; non osava richiedere del suo nome la forestiera, ma era certa che n’avrebbe risposto uno caro, già noto, chi sapeva quale? E non pensava lei sola a Giuliano; perdio la signora Maddalena, guardandola la paragonava per la bellezza a lui, qual era alto, aitante e fiero; le pareva di vederlo cogli occhi nerissimi ora fulminei, ora mesti, intenti nella fanciulla; gioì per essa che l’avrebbe trovato uomo degno d’altissimi amori, la cui anima accesa di lei sarebbe divenuta luce; e la castità della vita che brillava in volto al giovine, stimò degna dalla vergine che aveva dinanzi.

Non v’è da meraviglirsi se in quel momento che quasi era in estasi, la signora Maddalena credè già il parentado bell’e fatto; nè se passato il primo silenzio parlò alla fanciulla con materna dimestichezza, dandole del tu, o chiedendole dove fosse suo padre. Allora Bianca capì di più, e tramando per la gioia, metteva lei in una sala; dove andando e tornando alcuni passi, chiedendo confusa e rispondendo colle vampe nel viso, seppe il dolce nome e corse come potè a chiamare il proprio padre.

Chi pensasse che la sala del signor Fedele, sebbene tra le più belle del borgo, fosse arredata con fasto, s’ingannerebbe di molto. I tempi chiedevano poco, e il padrone d’arredi non si curava molto. Poche sedie, coperte di cordovano nero die vi stava appiccato con borchie di ottone; un divano scuro; uno specchio, che a guardarvi dentro si pareva butterati; due quadri antichi, uno dei