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una delle pareti sotto la volta, si vedeva una rozza dipintura, che aveva ad essere l’immagine della Madonna; e di faccia a questa, in una stanza terrena, umida e tetra, v’era la guardia Alemanna.

Spiacque molto alla signora Maddalena, dover attraversare lo spazio tra il ponte e quella porta, perchè sott’essi gli olmi che in lunga fila sorgevano fuori le mura, sebbene per la stagione non rendessero ancora ombra, conversavano a capannelli i maggiorenti della terra. Uno di quegli olmi che per essere solitario e molto spanto pareva piantato là a posta per gente privilegiata, ed era il più vicino alla porta, si chiamava l’olmo dei preti. Nessuno che non fosse stato prete o frate, avrebbe osato di fermarvisi sotto; e in quel momento che la signora passava, vi stavano a crocchio discorrendo assai caldamente, mezzo il clero del borgo e mezzi i frati di un convento poco discosto, che vedremo tirando innanzi. Qua e colà, soldati infermi all’aspetto, sedevano al sole, fumando le loro pipe di Boemia, accidiosi e mesti; o accosciati in molti, l’uno dopo l’altro, s’acconciavano tra loro i capelli, s’intrecciavano le lunghe code; sudici, cenciosi motteggiandosi nei loro linguaggi, come mostravano alle risa e agli sdegni.

I discorsi di quei signori e di quegli ecclesiastici, volgevano su cose di sì gran momento; che alla vista del calesse niuno si mosse tra i curiosi sfaccendati, che in altra occasione avrebbero fatto folla come i scimuniti. E bisogna sapere che questo avveniva perchè appunto quella mattina era giunta la nuova che i Francesi, fattisi grossi, all’improvviso, sul confine della repubblica di Genova, da Mentone a Ventimiglia, ne avevano invaso il territorio, tentavano di guadagnare i varchi e le vette dell’Alpi Marittime; e a calarsi da queste nelle valli della Bormida vi avrebbero messa poca fatica.

La signora Maddalena gli udì litigare sui nomi dei luoghi invasi dai Francesi e sulle distanze; e lietissima di non essere badata, si mise dentro l’androne, e tirò