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cini; fuori nessuno si lagnava dei fatti suoi, nessuno ne diceva male, ma era uno di quegli uomini che bisogna averli morti per sapere se furono amati o temuti. Si mostrava assai cosa di chiesa, dove o s’udiva a intuonare in coro il suo salmo, o si vedeva ritto in parte da essere scoperto da tutti; in piazza dava strette di mano a destra e a sinistra; se la faceva da amico con tutti i signori dei contorni, e coi preti del borgo, allora così numerosi, che dall’alba fino a mezzogiorno le campane non finivano mai di suonare a messa. Monete pel sottile ne aveva messe di molto.

Come mai quelle due giovinette senza madre, avessero potuto venire su così gentili, con quella sorta di babbo; è cosa che non si potrebbe spiegare, senza dire che la Provvidenza, proprio non soffre un male quaggiù, che lì vicino non vi ponga il rimedio. Una cognata del signor Fedele, viveva nella famiglia, recondita, mansueta buona a fare ogni bene, quantunque fosse cieca nata. Per la vita che aveva menata raccolta e meditativa, le si erano affinate le virtù dello spirito e del cuore; di maniera che miglior educatrice, non si avrebbe trovata nè in C.... nè in altre parti di quella valle. Si poteva dire di lei, che si fosse seduta al posto della sorella morta, a far da madre alle sue nipoti; e finchè erano state piccine non aveva provato gran dolore di non poterle vedere: ma ora sentendo Bianca cresciuta alla voce, ai detti, ai silenzi in cui cadono le giovinette nell’età della loro vita, che incomincia la donna; quel non poterla studiare nel viso, era divenuto un gran tormento per la povera cieca; la quale conosceva tutte le cose buone e le tristi del mondo, come per una misteriosa rivelazione. E non potendo altro, pregava Dio che per Bianca e per Margherita, quando fosse stato tempo da ciò avesse mandato due giovani, poveri o ricchi non montava, ma quali essa se li sapeva immaginare; poi che l’avesse presa. Nel borgo non la si vedeva, salvo che quando andava alla messa e ai vespri, franca di passo