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comodo alla sua Pieve, non fuggì più. Stette invece saldo al suo posto, aiutando i buoni a tener la pace tra paesani e Francesi; con molte lodi di Giuliano, tornato anch’egli, dopo un anno di lontananza a casa sua. Però non si parlarono tra loro che quella sola volta; sebbene paia che il giovane medico e Tecla e la famiglia che venne su, non siano stati infelici. Marta morì l’istess’anno in cui donna Placidia cessò di parer viva; consolata, povera vecchia, d’aver visto nascere in quella casa un bambino della terza generazione. Ma fino alla morte, non cessò di dolersi d’essere venuta al mondo, in tempi in cui di matrimoni tra una villanella come Tecla, e un giovane signore come Giuliano, non usava vederne. In quanto al signor Fedele durò ancora parecchi anni, senza vivere nè campare; assistito da quell’angelo di bontà che era la cieca Maria; ma nè l’uno nè l’altra videro il loro secolo finito. Di Margherita non seppi mai che cosa avvenisse nè di Bianca; se pure questa non fu una signora, morta prima del venti, vissuta tutta chiesa e casa, consigliata sino all’ultimo da un prete che era stato frate nel convento dei Minori Osservanti di C... spiantato dai Francesi, otto o dieci anni dopo le cose narrate. Chi sa che quel frate non fosse il padre Anacleto secolarizzato? Se fu, povera Bianca! Comechessia, io finisco, sazio del nome di quel frate, come non vorrei che fosse del mio racconto, chi chiude ora il libro con una grande rifiatata.



fine